Pesticidi a tavola, il rapporto di Legambiente per il 2014: il multiresiduo è il dato più preoccupante.
Lo scorso 30 settembre a Expo si è tenuto il primo raduno degli ambasciatori italiani del territorio, piccoli e medi agricoltori e artigiani che ogni giorno lavorano con l’obiettivo di tutelare il patrimonio ambientale, sociale e culturale dei territori in cui vivono. Protagonista dell’incontro la nuova agricoltura italiana, con le sue testimonianze virtuose fatte di i mercati locali, diversificazione e progetti innovativi di filiera, che valorizza il suolo e le economie solidali.
Durante l’incontro Legambiente ha presentato il suo documento “Stop pesticidi”, il nuovo rapporto sui residui chimici nei prodotti ortofrutticoli e derivati in commercio in Italia. Nonostante l’aumento della superficie coltivata con metodi biologici, che dal 2010 al 2013 è cresciuta del 23,1%, e nonostante si diffondano sempre più pratiche agricole alternative e sostenibili, la situazione che emerge dal rapporto resta poco rassicurante.
Per il 2014 sono stati analizzati 7132 campioni di cui il 42% è contaminato da uno o più sostanze chimiche. Aumentano infatti i casi di di campioni pluricontaminati e con multiresiduo, vale a dire la presenza contaminante di uno o più residui chimici in uno stesso prodotto alimentare, che dal 2012 al 2014 è passata dal 17,1% al 22,4%. Si tratta di alimenti che che portiamo quotidianamente sulle nostre tavole, che scegliamo per le loro proprietà nutrizionali, come mele, uva o fragole che sono in realtà carichi di pesticidi.
Gli studi scientifici hanno dimostrato inoltre come l’uso non sostenibile di pesticidi produca anche altri effetti, dalla riduzione della fertilità dei suoli a un’accelerazione del fenomeno di erosione degli stessi e come emerge dall’ultimo rapporto dell’ISPRA in pericolo è anche la situazione delle acque, superficiali e sotterranee, in cui sono state trovate 175 diverse sostanze chimiche fra erbicidi, funghicidi e insetticidi. Ultimo ma non meno importante, è il dato che riguarda la perdita della biodiversità, la cui moria delle api degli ultimi anni è un esempio senza precedenti.
Oggi l’agricoltura italiana sta compiendo diversi sforzi nella direzione di un uso sostenibile dei pesticidi. Il miglioramento che si registra è sostenuto soprattutto da quella fetta crescente di agricoltori che rivolgono lo sguardo al biologico, oggi non più un mercato di nicchia ma un comparto produttivo e competitivo. La strada da percorrere è quindi già definita, occorre però che sia sostenuta da un solido impianto normativo che incentivi con misure concrete e premialità chi pratica biologico, biodinamico e contribuisce alla diffusione dei principi dell’agroecologia. A tal proposito, l’adozione di un Piano d’Azione Nazionale per il biologico che tra le misure quantifichi il traguardo da raggiungere, almeno raddoppiando entro il 2020 la superficie coltivata a biologico, è un obiettivo da non mancare.
Per scaricare il dossier clicca su Stop pesticidi 2015.