SI ACCERTI LA RESPONSABILITA’ DI CHI HA CONSENTITO DI ARRIVARE AL RISCHIO DI SOSPENSIONE DI PUBBLICO SERVIZIO ESSENZIALE. DA OLTRE UN ANNO SI PARLA DI ACQUA PUBBLICA MA SI REMA VERSO LA PRIVATIZZAZZIONE
Sulla prosecuzione di un servizio pubblico essenziale, come quello idrico, che da domani venerdì 14 rischia di essere sospeso, non c’è ancora alcuna certezza. Il 10 febbraio si è costituita l’unità di crisi per far fronte al caos. E dire che da ottobre scorso era noto che APS fallita avrebbe riconsegnato reti ed impianti ai 52 Comuni che gestiva. Dopo innumerevoli incontri nei quali i Sindaci sono stati chiamati a votare le soluzioni più disparate e fantasiose per evitare l’emergenza idrica, dalla gestione transitoria da affidare per sei mesi ad EAS, all’ipotesi di una gestione transitoria da attribuire ad AMAP per la quale l’Assessore Marino il 29 gennaio in IV Commissione ARS si era impegnato a garantire le risorse necessarie, ecco il coniglio dal cilindro;
il 30 gennaio l’ATO Palermo pubblica l’avviso di manifestazione d’interesse, con scadenza 4 febbraio, ed “a sorpresa”, oltre alla disponibilità di AMAP, spuntano altre tre offerte da potenziali gestori privati. È evidente che le società che hanno presentato un’offerta avevano già acquisito la documentazione necessaria a formularla ben prima della pubblicazione dell’avviso, che peraltro non contiene alcuna indicazione economico-finanziaria ma il solo obbligo di assorbire il personale ex APS.
Considerato che nessun privato si offre di fare beneficenza avendo come mission il profitto, e che il costo della gestione e degli investimenti ricade interamente sulla bolletta, (full recovery cost), è facilmente prefigurabile che una ennesima privatizzazione sarebbe interamente a carico dei cittadini. Si liberi quindi il campo dalle spinte privatrizzatrici riproposte pretestuosamente utilizzando una emergenza creata ad arte e facilmente evitabile se affrontata nei tempi e nei modi opportuni, ricordando che grazie all’emergenza il governatore Cuffaro ha privatizzato il SII in Sicilia, e costituito Siciliacque con la quale si è svenduto un patrimonio di 50 anni di investimenti pubblici.
Aldilà della soluzione che si adotterà in via transitoria per non lasciare a secco i cittadini, chiediamo che si operi per ristabilire in maniera definitiva i principi di legalità, democrazia e partecipazione; il potere di scelta sul futuro del SII non può essere avocata dai Commissari, nè dal Governo Regionale, ma deve essere restituito agli Enti Locali unici legittimi detentori. Si operi quindi per investire Sindaci e Consigli Comunali ad esercitare questo diritto/dovere, nel rispetto dei principi espansivi degli esiti referendari che le leggi nazionali e comunitarie assegnano agli enti locali, come riaffermato dalla recente deliberazione della Corte dei Conti 2/14.
Cittadini ed Enti Locali si sono già espressi per una gestione pubblica e partecipata delle risorse idriche, attraverso l’emanazione del ddl di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali nel 2010 e la plebiscitaria vittoria dei SI per i referendum del 2011. Una indicazione politica che non può essere elusa a nessun livello dai rappresentanti delle istituzioni, delegati ad esercitare un potere rappresentativo che è subordinato a quello esercitato dal Popolo Sovrano.
Si riunisca al più presto la Conferenza degli 82 Sindaci della provincia di Palermo, così come quella della provincia di Siracusa in analoghe condizioni, e si proceda alla definizione di una proposta condivisa che veda nella costituzione di enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzi tra comuni) i soggetti deputati ad esercitare una gestione efficace, efficiente ed economica a beneficio della collettività. Non è necessario a termini di legge bandire alcuna gara, per generare profitto ai privati sulla gestione. Se utili ci saranno devono essere reinvestiti sull’efficentamento del servizio, e non in dividendi per gli azionisti.
Per l’ACQUA PUBBLICA si sono spesi in questi ultimi otto anni migliaia di cittadini, comitati territoriali, associazioni e soprattutto si sono mobilitati centinaia di Consigli Comunali, che aldilà delle appartenenze politiche, hanno scritto una pagina storica di democrazia diretta e partecipata nella nostra regione. Restiamo in attesa che il Presidente, il Governo e le forze politiche ne prendano atto, a fronte del fallimento conclamato delle privatizzazioni, e dichiarino a chiare lettere quale legge sull’Acqua vorrebbero che fosse approvata, se quella promossa dai Cittadini e dagli Enti Locali, o quella di riprivatizzazione esitata dalla IV Commissione ARS.
SI SCRIVE ACQUA SI LEGGE DEMOCRAZIA
FORUM SICILIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA ED I BENI COMUNI
Palermo 13 febbraio 2014